PARLAMENTO UE CONTRO LE PLASTICHE MONOUSO: INDUSTRIALI PREOCCUPATI

Il 27 marzo scorso il Parlamento Europeo ha approvato una Risoluzione legislativa e una Direttiva, su proposta del Parlamento europeo e del Consiglio, sulla riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente (COM(2018)0340 –C8-0218/2018 –2018/0172(COD)). (vedi nostro articolo e testo della Risoluzione e della Direttiva).

I seguenti prodotti saranno vietati nell’UE entro il 2021:

  • posate di plastica monouso (forchette, coltelli, cucchiai e bacchette)
  • piatti di plastica monouso
  • cannucce di plastica
  • bastoncini cotonati fatti di plastica
  • bastoncini di plastica per palloncini
  • plastiche ossi-degradabili, contenitori per alimenti e tazze in polistirolo espanso.

PERCHE’ GLI INDUSTRIALI SONO PREOCCUPATI ?

Il 17 aprile è stato promosso a Roma un convegno, con la partecipazione di moltissimi esponenti politici e dell’industria (vedi programma), con i seguenti presupposti: “L’intento della direttiva è quello di ridurre l’inquinamento ambientale e in particolare marino, obiettivo nobile e condivisibile, ma che deve essere affrontato con raziocinio senza facili coinvolgimenti sentimentali, ma analizzando il problema anche sotto il punto di vista socio economico. Ci sono ambiti e settori ove il repentino abbandono degli imballaggi di plastica può creare notevoli problemi, sia in termini di sicurezza che di posti di lavoro.”

Quando le imprese si trincerano dietro lo spauracchio della perdita di posti di lavoro ci sono sempre interessi che vanno contro corrente rispetto ai problemi dell’ambiente (gli esempi del passato e del presente possono essere migliaia, dall’ACNA di Cengio, alle acciaierie di Taranto o Piombino), basterebbe ricordare le stesse preoccupazioni quando l’Italia proibì i sacchetti di plastica.

L’industria intelligente e all’avanguardia, quella che si adegua e si rinnova, ha sempre trovato soluzioni alternative che hanno creato pù posti di lavoro e spesso sono state soluzioni molto positive per l’ambiente (es: sbalena1-638x425acchetti di plastica diventati “quasi” completamente degradabili).

Sono più di due anni che da queste pagine web pubblichiamo interventi, articoli e notizie sul problema della plastica nei mari e sull’inquinamento da plastica che ci seguirà per molte generazioni eppure c’è sempre qualcuno pronto a cavalcare controcorrente e spingerein altre direzioni.

Pochi giorni fa è stato trovato un capodoglio spiaggiato a Porto Cervo. Era un animale che nuotava nel cosiddetto”santuario dei cetacei” individuato a livello internazionale fra la Sardegna, il mar Ligure e la Francia perchè è un’area prediletta per la nascita dei piccoli di diverse specie di balena. Infatti il Capodoglio era incinta e aveva anche oltre 20 chili di plastica  nello stomaco.

Allora perchè promuovere un convegno che solleva dubbi sulla bontà della Direttiva UE?

Prima di tutto si tratta di una Direttiva che come tale vincola gli Stati membri sui risultati da raggiungere, salvo restando la competenza degli organi nazionali in merito alla forma e ai mezzi. Quindi deve essere recepita. Questa Direttiva infatti (purtroppo ndr) entrerà in vigore dal 2022. Ci sono quindi 34 mesi per recepirla e continuare a diffondere plastiche nell’ambiente e nei mari.

Bisogna poi ricordare che si limita ad alcuni tipi di oggetti in plastica. Nessuno ha pensato di proibire le sacche per il plasma oppure cannule, valvole e apparati ad uso cardiochirurgico altrimenti non producibili senza la plastica.

Sono anni che esistono in commercio bastoncini cotonati 100% in cotone e cellulosa (ma l’industria della plastica NON produce oggetti in cellulosa) oppure piatti e contenitori per alimenti prodotti con altri materiali (pensiamo al VETRO), molto più igienici e meno inquinanti e riciclabili al 100%.

C’è poi una questione di marketing alla quale molte imprese, negli ultimi anni, hanno prestato attenzione promuovendosi come “paladini dell’ambiente”. Se una immagine di impresa che fa scelte produttive più compatibili per l’ambiente, come dovremmo considerare quelle imprese che invece vogliono continuare a dare di sè una immagine di produttori di sostanze inquinanti e pericolose? Industrie contro l’ambiente?

Senza dover semplificare troppo la questione fra “buoni e cattivi” riteniamo che un convegno sarebbe stata una occasione per parlare delle alternative, della concorrenza fra imprese per produrre meglio. Quindi il sottotitolo “ci sono ambiti e settori dove il repentino abbandono degli imballaggi in plastica, può creare problemi in termini di sicurezza e di lavoro” NON CI PIACE!

I CITTADINI E I CONSUMATORI DEVONO GIUDICARE LE IMPRESE PER LE COSE POSITIVE CHE FANNO MA ANCHE PER GLI ATTI DI RETROGUARDIA E RESISTENZA ALLE POLITICHE PER L’AMBIENTE.

Claudio Del Lungo

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