Presidente CONAU:“basta opacità e sospetti sulla raccolta differenziata degli abiti usati”
“Negli ultimi anni si è diffusa, spesso per non conoscenza e pregiudizio, una immagine negativa del settore della raccolta differenziata e del riciclo degli abiti usati, che è cosa ben diversa dalla “donazione” di vestiti ai bisognosi, che ci danneggia fortemente, proprio quando a livello europeo le nuove Direttive sull’Economia circolare stabiliscono che a partire dal 2025 tutti gli Stati membri dovranno organizzare la raccolta differenziata di questa frazione di rifiuti urbani.”
Così Andrea Fluttero, Presidente CONAU (Consorzio Nazionale Abiti Usati), sottolinea l’importanza di restituire trasparenza e dignità al settore per rilanciare un comparto fondamentale per l’economia circolare.
La raccolta differenziata dei rifiuti urbani da abbigliamento è la base per consentire di massimizzare, dopo la selezione, il riuso ed il riciclo di questa frazione dei rifiuti domestici, riducendo il loro smaltimento in discarica o in inceneritore.
In Italia si raccolgono in modo differenziato ogni anno circa 135.000 tonnellate di questi materiali, la cui lavorazione, assieme al materiale importato, è la base che alimenta anche il mercato dell’usato, che sta sempre più crescendo in alternativa al “fast fashion”.
La filiera di questa attività (che, anche da un punto di vista normativo, è cosa profondamente diversa rispetto alla “donazione” di capi di abbigliamento per i bisognosi) si articola in 4 anelli:
• la raccolta, svolta in gran parte da cooperative sociali che la effettuano sulla base di apposite convenzioni stipulate con i Comuni o loro consorzi (che sono i soggetti titolati alla raccolta dei rifiuti urbani);
• le aziende commerciali che si occupano di vendere in Italia ed all’estero i quantitativi raccolti;
• le aziende che comprano, selezionano e vendono i lotti destinati al riuso o al riciclo;
• infine, le aziende specializzate nel riciclo dei filati di pregio.
Queste attività hanno molte ricadute positive da diversi punti di vista: ambientale, con la riduzione del consumo di materie prime e dello smaltimento in discarica o negli inceneritori; economico, per la riduzione dei costi di smaltimento; sociale, per la creazione di posti di lavoro in parte a favore di persone appartenenti alle categorie svantaggiate.
Tuttavia, il settore è stato di recente sempre più al centro di inchieste giornalistiche, motivate solo in minima parte da indagini giudiziarie, che continuano a gettare discredito anche sulle aziende virtuose, che sono la maggioranza: queste aziende si sentono profondamente offese dall’essere accostate ad organizzazioni criminose, come la camorra, sulla base dei “si dice” e per il solo fatto che storicamente è proprio in Campania che si è sviluppato il settore della selezione e valorizzazione dell’abbigliamento usato.
“Per questo – afferma Fluttero – nel prossimo Consiglio direttivo del CONAU proporrò un pacchetto di misure finalizzate a dare sempre più trasparenza ed informazione ai cittadini sul funzionamento del nostro settore, a partire dal nuovo codice etico a cui stiamo lavorando da qualche mese fino ad un progetto di rilancio radicale dell’associazione. Una vera e propria “rifondazione”.
Chiederemo però alle Autorità competenti di aiutarci in questa nostra “operazione trasparenza”, sia attraverso una corretta informazione ai cittadini di come funziona la catena della raccolta, del riuso e del riciclo degli abiti e degli accessori da abbigliamento, sia tutelandoci attraverso la certezza circa l’affidabilità delle aziende che operano nei successivi anelli della filiera. Per intenderci, chi raccoglie nel rispetto delle regole deve poter vendere serenamente a tutte quelle aziende dotate delle necessarie autorizzazioni che operano sul mercato. Non possiamo certo essere noi a fare la parte del carabiniere e sostituirci agli enti di controllo.”