RONCHI: la tassa sulla plastica aiuta le plastiche vergini e penalizza le plastiche riciclate

In occasione di una tavola rotonda, svoltasi presso il padiglione di CONAI a ECOMONDO a Rimini, l’ex Ministro per l’Ambiente, Edo RONCHI, è intervenuto sulla proposta di legge del Governo che introduce una nuova tassa sulla plastica, defindenola incoerente con le Direttive Europee e in contraddizione con il sistema della responsabilità estesa del produttore.

Ronchi ha anche aggiunto che alcuni incendi di depositi di plastica sono dovuti alla bassa remunerazione della plastica riciclata rispetto alla plastica vergine.

 

Ronchi ha infatti affermato che “se al sistema attuale della responsabilità estesa del produttore (CAC, Contributo Ambientale CONAI) affianchiamo un sistema di tassazione, creiamo delle interferenze. Se la tassazione diventa prevalente vuol dire che l’altro sistema si svuota o non può funzionare.

Come si potrebbe risolvere questo problema, io penso che vada profondamente modificato questo sistema dj tassazione e vada inserita nell’ambito delle due Direttive che stiamo recependo: la DIR Rifiuti ed economia circolare e la Direttiva attesa sulle plastiche monouso.

Prima domanda. il meccanismo della responsabilità estesa del produttore con il CAC, da queste due Direttive è confermato o no?  Se uno legge le due Direttive vede che non solo è confermato ma anche rafforzato. Infatti la lettura condivisa elle Direttive rafforza il sistema rendendolo più cogente e più impegnativo e gli si attribuiscono ulteriori compiti. Per esempio negli imballaggi è più forte la differenziazione del contributo sulla riciclabilità, sulla riutilizzabilità e anche sulla prevenzione.

La finalità della Direttiva sulle plastiche monouso (molto citata e quasi da nessuno letta, soprattutto da chi poi legifera in materia) è quella di evitare la dispersione delle plastiche sul territorio e che alla fine finiscano nei fiumi e nel mare. Quindi la responsabilità estesa del produttore è rafforzata ulteriormente con nuovi compiti che comportano nuovi costi.

Per esempio le raccolte delle bottiglie di plastica non solo nel servizio di raccolta dei rifiuti urbani, ma anche delle raccolte disperse (pescate nei fiumi, in mare e sulle spiagge), sono espressamente richiamate a carico della responsabilità dei produttori.

Poi c’è una parte sull’informazione ai cittadini sulla dispersione della plastica. Anche questa informazione qualcuno la deve pagare e ancora si cita la responsabilità estesa del produttore.

Quindi le due Direttive chiedono di aumentare il contributo ambientale, in modo da aumentare in modo molto flessibile, adempiendo ad una serie di compiti strategici, la responsabilità del produttore. Su questo quadro europeo il Governo aggiunge anche una tassa, per fare cassa sostanzialmente. Durante l’iter poi viene detto che verrà applicata anche sui monouso (con definizione molto generica). Bisogna ricordare che comunque parliamo di una nicchia di materiali di plastica, ovvero negli imballaggi si parla di circa il 30-40%, ma vengono considerate monouso anche le reti da pesce e il polistirolo.

Comunque la tassa diventa un corpo estraneo rispetto alle Direttive Europee e diventa un sostanziale indebolimento della responsabilità estesa del produttore e delle risorse.

Cosa si può fare invece di questo? Stabilito che noi dobbiamo agire nel campo di queste direttive, abbiamo un problema nel settore del riciclo della plastica ovvero, che i polimeri vergini di plastica, hanno avuto una forte riduzione del prezzo, al punto che le plastiche riciclate hanno oggi una grossa difficoltà di mercato perché, se la plastica vergine costa troppo poco, la plastica riciclata non si riesce a vendere. Alcuni piccoli produttori sono falliti, mentre alcuni incendi di depositi in plastica sono avvenuti perché i produttori non riuscivano a piazzare le plastiche riciclate.

Quindi, se noi calcoliamo quant’è la differenza di prezzo e mettiamo una tassa solo sul polimero vergine, che consenta di colmare questo gap, secondo i calcoli che abbiamo fatto si parla di 20-30 centesimi al chilo invece che di un euro, rendiamo più vantaggioso il riciclo. Se uno fa un prodotto con il 50% di plastica riciclata, invece di pagare 20 centesimi, ne paga 10. Questo sarebbe coerente con il sistema delle due Direttive relativamente alla responsabilità estesa del produttore, perché il produttore, anziché aumentare il contributo ambientale, anche per pareggiare questo gap, lo fa con un vantaggio allargando la platea applicandolo su tutte le plastiche, in modo da incoraggiare il riciclo.

Secondo me questo potrebbe moderare il CAC, perché il vantaggio te lo offro dall’altra parte, utilizzando il contributo ambientale per migliorare le prestazioni.

Quindi studiando bene questi meccanismi potrebbe consentire un miglioramento del sistema attuale anziché di indebolirlo.”

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