BIOREPACK: settimo Consorzio del Sistema CONAI
Il Ministro Sergio Costa, in occasione della risposta ad una interrogazione parlamentare della deputata Rossella Muroni (LEU) in merito alla gestione dei rifiuti in relazione all’epidemia di COVID-19 (1), ha annunciato che “… la settimana scorsa ho firmato lo statuto, e quindi ho dato l’ok per lo statuto del primo consorzio per le bioplastiche italiano, Biorepack, ed è uno dei primi a livello europeo. Noi sappiamo che racchiude in sé 252 aziende, 2.600 addetti, 700 milioni di fatturato, lavora 90 mila tonnellate di bioplastica, è nell’ambito del Conai, del consorzio degli imballaggi, ed è parallelo al CIC, cioè il Consorzio italiano per il compostaggio.”
Il Consorzio nazionale per il riciclo organico degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile era stato costituito nel 2018 da sei fra i principali produttori e trasformatori di bioplastiche – Ceplast, Ecozema-Fabbrica Pinze Schio, Ibi plast, Industria Plastica Toscana, Novamont e Polycart – si colloca all’interno del sistema Conai come nuovo consorzio di filiera per la gestione a fine vita degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile, che possono essere riciclati con la raccolta della frazione organica dei rifiuti e trasformati, con specifico trattamento industriale, in compost o biogas.
Lo statuto di Biorepack, redatto in conformità allo statuto tipo del Ministero dell’Ambiente vigente per i consorzi di filiera del Conai, era stato trasmesso al Ministero stesso per l’approvazione. Con il decreto ministeriale di approvazione il sistema Conai vedrà l’ingresso e beneficerà delle attività di un nuovo soggetto, deputato alla gestione di una tipologia di imballaggi con un fine vita del tutto peculiare (riciclo organico-compostaggio) rispetto a quello degli altri materiali presidiati dagli attuali sei consorzi di filiera del Conai (per i metalli, Cial per l’alluminio e Ricrea per l’acciaio; per la carta, Comieco; per il legno, Rilegno; per la plastica riciclata sotto forma di plastica o con recupero energetico, Corepla; per il vetro, Coreve).
Nella risposta all’interrogazione parlamentare il Ministro Costa ha poi aggiunto: “Che vuol dire? In buona sostanza, vuol dire che si lavora insieme agli impianti di compost nel compostaggio su filiere simili. Che cosa vuol dire ancora? Che in buona sostanza queste bioplastiche, quando finiscono là, riescono ad entrare nel principio dell’economia circolare e sottraggono – abbiamo fatto dei conti spannometrici, poi vediamo nel corso del tempo – non meno di 120 mila tonnellate di plastiche non recuperabili, ma ogni plastica non recuperabile nell’ambito della filiera aggancia 4 chili di compost, quindi libera anche altra economia circolare, circa 500 mila tonnellate all’anno di compost. Sono numeri significativi, con un trend di crescita del 10 per cento su base annua, quindi è una filiera importante.”
Il Ministro in un Comunbicato stampa ha poi affermato: “Non bisogna considerare l’usa e getta un toccasana, anche in questo periodo di crisi sanitaria: non è condivisibile con la tutela ambientale. Lo ha dichiarato oggi al question time alla Camera, in diretta tv, il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, rispondendo a un’interrogazione della parlamentare di Leu Rossella Muroni.
“Dobbiamo ridurre l’usa e getta – ha osservato Costa – e puntare sul materiale recuperabile secondo i princìpi dell’economia circolare: penso alle bioplastiche. Ho firmato la scorsa settimana lo statuto del primo consorzio di bioplastiche in Italia, Biorepack, che racchiude 252 aziende, 2600 addetti, 700 milioni di euro di fatturato e una produzione di 90 mila tonnellate di bioplastica all’anno. Un consorzio che lavora nell’ambito del Conai, il consorzio nazionale degli imballaggi, e in parallelo con il Cic (Consorzio italiano compostatori)”.
Il ministro ha poi ricordato che, nell’ambito della direttiva europea Sup (Single use plastics), da approvare entro il luglio del 2021, “stiamo negoziando con l’Unione europea il riconoscimento della filiera italiana delle bioplastiche quale elemento di sviluppo dell’economia circolare. Una filiera dal grande futuro per l’Italia”.
Fonte: camera.it – resoconti stenografici seduta 13 maggio 2020
(1) – Interrogazione n. 3-01534 – Iniziative volte a mantenere gli obiettivi del “Green deal” e a scongiurare l’aumento dei rifiuti indifferenziati nell’attuale fase di emergenza sanitaria. “Al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
tra i molti effetti che il COVID-19 sta portando con sé, c’è quello relativo ai rifiuti e alla loro gestione. Secondo i dati Ispra nei mesi di marzo e aprile 2020 si è registrato un –10 per cento nella raccolta differenziata rifiuti, così come una riduzione della produzione di rifiuti urbani sempre pari a circa il 10 per cento. Da qui a fine 2020 il sistema italiano dovrà gestire un quantitativo di rifiuti derivanti dall’uso di mascherine e guanti, compreso tra 150 mila e 450 mila tonnellate;
nel frattempo è in corso una campagna per rilanciare la plastica monouso come unica garanzia di igiene e sicurezza. Anche in ambito europeo i produttori del settore stanno provando a rimandare l’entrata in vigore della direttiva Sup (Single use plastics) che gli Stati membri, compresa l’Italia, hanno ancora un anno per recepire nel diritto nazionale;
in Italia si va verso la sospensione della cosiddetta « plastic tax», mentre si ricorda che la direttiva sulla plastica monouso, adottata nel giugno 2019, ha introdotto il divieto su un numero selezionato di articoli plastici «usa e getta», come posate, bicchieri per bevande, bastoncini per palloncini, cannucce e bastoncini di cotone. In tempi di COVID-19 dire che una bottiglia di plastica è più sicura di una borraccia personale riutilizzabile è solo una risposta emotiva, perché sarebbe dimostrato che il virus sopravvive sulla plastica per 72 ore ed è inoltre intuitivo ritenere che l’aumento del monouso porti con sé un aumento nel volume dei rifiuti e della quantità degli oggetti con cui si entra quotidianamente in contatto. L’Unione europea ha già confermato che le strategie di medio termine sulla plastica continueranno ad essere governate dalle determinanti di sostenibilità, circolarità, minimizzazione del prelievo delle risorse e da investimenti su efficientamento del sistema, sviluppo di nuovi modelli di business e indotto occupazionale, a partire dalle bioplastiche. Le linee guida dell’Unione europea per l’adattamento alla crisi COVID-19 prevedono il mantenimento della raccolta differenziata, del riciclo e del compostaggio come servizi essenziali e prevedono di monitorare che non ci siano interruzioni in tali servizi o arretramento nelle politiche nazionali rispetto agli obiettivi del «pacchetto economia circolare», ulteriormente rafforzato del « Green deal» –:
quali iniziative intenda assumere per tenere il Paese in linea con quanto previsto in sede europea e per scongiurare l’aumento dei rifiuti indifferenziati a causa del COVID-19.