Global E-waste Monitor 2020
Il Global E-waste Monitor 2020 fornisce la panoramica più completa della sfida globale dei rifiuti elettronici, spiega come si adatta agli sforzi internazionali per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile e discute su come creare una società sostenibile e un’economia circolare.
La relazione fornisce un’analisi nazionale e regionale sulle quantità di rifiuti elettronici e sugli strumenti legislativi e formula previsioni fino al 2030. Incoraggia inoltre i responsabili delle decisioni ad aumentare le attività per misurare e monitorare i rifiuti elettronici utilizzando un quadro metodologico riconosciuto a livello internazionale.
La terza edizione
di The Global E-Waste Monitor 2020, lanciata oggi dal Global E-waste Statistics Partnership (GESP), fornisce una visione completa per affrontare la sfida globale dei rifiuti elettronici. Un record di 53,6 milioni di tonnellate (Mt) di rifiuti elettronici – prodotti scartati con una batteria o una spina come computer e telefoni cellulari – è stato riferito generato in tutto il mondo nel 2019, con un aumento del 21% in cinque anni.
Il nuovo rapporto prevede inoltre che i rifiuti elettronici globali raggiungeranno i 74 Mt entro il 2030, quasi il doppio rispetto al 2014, alimentati da tassi di consumo elettrici ed elettronici (EEE) più elevati, cicli di vita più brevi e opzioni di riparazione limitate.
Secondo il rapporto, l’Asia ha generato il maggior volume di rifiuti elettronici nel 2019 (24,9 Mt), seguita dalle Americhe (13,1 Mt) e in Europa (12 Mt), mentre Africa e Oceania hanno generato rispettivamente 2,9 Mt e 0,7 Mt.
Nel 2019,
Il numero di paesi che hanno adottato una politica, una legislazione o una normativa nazionali sui rifiuti elettronici è aumentato da 61 a 78 tra il 2014 e il 2019. In molte regioni, tuttavia, i progressi normativi sono lenti, l’applicazione è bassa e la raccolta e i rifiuti elettronici adeguati la gestione è scadente.
I rifiuti elettronici
rappresentano un pericolo per la salute e l’ambiente se non gestiti in modo appropriato, poiché contengono additivi tossici o sostanze pericolose come il mercurio. Il rapporto evidenzia che 50 tonnellate di mercurio si trovano probabilmente in flussi di rifiuti elettronici non documentati, che se rilasciati danneggiano la salute e l’ambiente dei lavoratori.
La relazione invita inoltre i decisori ad adottare un quadro metodologico riconosciuto a livello internazionale per misurare e monitorare i rifiuti elettronici che aiuteranno a valutare gli sviluppi nel tempo e a stabilire e valutare obiettivi.
Il Global E-waste Monitor è uno sforzo collaborativo tra il programma Cicli sostenibili (SCYCLE) attualmente ospitato dall’Università delle Nazioni Unite (UNU) e l’Istituto delle Nazioni Unite per la formazione e la ricerca (UNITAR), l’International Telecommunication Union (ITU) e la International Solid Waste Association (ISWA).