La resilienza dei lavoratori del carcere di Bollate

L’impianto di trattamento RAEE della casa di reclusione milanese ha affrontato le fasi più acute dell’emergenza sanitaria puntando su prevenzione e sicurezza.
L’intervista a Danilo Vismara, Amministratore Unico del progetto LaboRAEE

Quello attivo nel carcere milanese di Bollate può sicuramente essere considerato l’impianto di trattamento più simbolico della filiera italiana dei RAEE. Qui i princìpi dell’Economia Circolare e della sostenibilità ambientale dettano i ritmi di un lavoro che unisce i benefici per il pianeta a quelli per le persone in cerca di un reinserimento sociale e professionale. L’iniziativa è gestita da LaboRAEE – società controllata da Amsa (Gruppo A2A) – a cui Ecodom fornisce mediamente 700 tonnellate di lavatrici, lavastoviglie e forni a fine vita, per lo smontaggio e il recupero delle materie prime seconde. Danilo Vismara, Responsabile di LaboRAEE, ha raccontato al nostro Consorzio come l’emergenza sanitaria ha inciso sul lavoro degli operai dell’impianto.

Quali sono state le maggiori criticità causate dall’emergenza sanitaria all’interno dell’impianto di Bollate?
“LaboRAEE è una società assolutamente particolare: avviata nel 2018 a seguito di un protocollo di intesa tra Regione Lombardia e Ministero di Giustizia, gestisce un impianto di recupero rifiuti all’interno della II Casa di Reclusione di Milano – Bollate impiegando prevalentemente come personale operativo gli ospiti dell’istituto stesso. Le criticità riscontrate durante l’emergenza Covid sono quindi strettamente legate all’unicità del contesto in cui opera, dove intervengono, oltre ai fattori comuni ad ogni impianto di recupero RAEE, anche le peculiarità proprie di trovarsi all’interno di un carcere e condividere tutte le procedure di sicurezza”.

Quali difficoltà hanno inciso maggiormente sul vostro lavoro?
“La difficoltà principale durante l’emergenza sanitaria è stata l’interruzione totale dei conferimenti di rifiuti a partire dalla metà di marzo e la contemporanea chiusura degli impianti di secondo livello a valle delle lavorazioni di LaboRAEE. Il conseguente blocco di tutta la filiera ci ha costretto a una chiusura per due settimane e a ritmi di produzione ridotti fino alla fine di maggio. Un’altra difficoltà è stata la riduzione degli accessi all’impianto del personale esterno alla Casa di Reclusione: una misura che ci ha costretti a seguire le operazioni da remoto”.

Quali misure avete adottato per non fermarvi?
“Lo strumento per consentire a LaboRAEE di continuare a lavorare in tutta sicurezza è stata la messa in opera di un Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro basato su due fattori chiave: prevenzione e misure di sicurezza. In virtù della prevenzione abbiamo imposto il controllo della temperatura e la sottoscrizione di un’autocertificazione sanitaria a tutto il personale che accede all’impianto. Le principali misure di sicurezza adottate comprendono la creazione di percorsi predefiniti per gli spostamenti e l’installazione di una segnaletica per evitare di creare assembramenti in luoghi quali gli spogliatoi o i servizi igienici. Abbiamo poi provveduto ad attivare servizi di pulizia e sanificazione dei luoghi di lavoro; a dotare gli operai di dispositivi di protezione e ad adottare precauzioni igieniche individuali, strumenti telematici per lavoro a distanza e protocolli di sorveglianza sanitaria”.

Quanto sono diminuite le quantità di RAEE raccolti nelle prime settimane del lockdown?
“L’impianto di LaboRAEE tratta RAEE dei Raggruppamenti R2, R3 e R4. Nelle prime settimane di lockdown, a partire dal 13 marzo, c’è stato un arresto completo dei conferimenti di RAEE presso l’impianto. La ripresa dei conferimenti di R2 è avvenuta il 21 Aprile con flussi che sono ritornati regolari solo dalla prima settimana di giugno. In termini di peso, invece, osserviamo tuttora una riduzione media del 20%. Per quanto riguarda i RAEE dei Raggruppamenti R3 e R4, che sono esclusivamente professionali, i conferimenti si sono fermati il 12 marzo per poi riprendere dal 14 aprile”.

Anche voi registrate adesso una crescita significativa dei RAEE raccolti rispetto allo scorso anno?
“Nel rispondere a questa domanda non si può non premettere che LaboRAEE è una realtà giovane e in crescita, nata ad aprile 2018 e che, dal 2019 al 2020, ha visto un aumento della forza lavoro impegnata sul campo, un’acquisizione sempre maggiore di know how e un ampliamento della sua rete commerciale e logistica. L’aumento dei RAEE raccolti rispetto allo scorso anno ha, quindi, come spiegazione principale la crescita dell’azienda. Limitandoci al Raggruppamento R2, il solo per cui vi è stato un flusso regolare, abbiamo riscontrato nel 2020 un aumento del 15% rispetto al 2019 delle quantità di rifiuti domestici conferiti nonostante i mesi di lockdown”.

Come si spiega questo aumento dei RAEE di R2?
“Le motivazioni di questo incremento possono essere molteplici, ma dalla qualità del materiale che passa dal nostro impianto si può pensare al fenomeno dell’obsolescenza. Si vedono non solo elettrodomestici estremamente vecchi, ma anche estremamente nuovi che arrivano da noi per essere smaltiti. La filosofia dominante dell’ultimo decennio infatti non è più il riparare, ma il sostituire l’elettrodomestico guasto. Una seconda possibile causa può essere il minor impegno economico richiesto per sostituire gli elettrodomestici, che sono diventati più accessibili per i consumatori. L’andamento in crescita dei RAEE professionali R3 ed R4 dopo il lockdown è, invece, evidentemente legato allo smaltimento di materiali che non è stato possibile conferire durante il periodo di emergenza”.

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