Da riciclo rifiuti, biometano e termovalorizzatori energia per 10 milioni di famiglie

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Presentato a Rimini uno studio di ASSOAMBIENTE dal quale emergono dati interessanti circa il contributo ambientale ed energetico di una articolata e corretta gestione dei rifiuti urbani.

Una corretta e avanzata gestione dei rifiuti, in linea con gli obiettivi fissati a livello europeo, può fornire un contributo concreto alla soluzione del problema dell’autosufficienza energetica del nostro Paese e del caro materie prime: grazie al riciclo si possono risparmiare consumi energetici pari a quelli di 7 milioni di famiglie; grazie al trattamento dei rifiuti organici si può ottenere l’1,5% del fabbisogno nazionale di gas; con la valorizzazione energetica dei rifiuti si possono generare ingenti quote di energia elettrica, pari ai consumi medi di 2,6 milioni di famiglie.

Sono queste le principali evidenze che emergono dall’analisi “Dalla gestione rifiuti una spinta verso l’autosufficienza energetica”, illustrata da ASSOAMBIENTEl’Associazione che rappresenta le imprese che operano nel settore dell’igiene urbana, riciclo, recupero, economia circolare e smaltimento di rifiuti, nonché bonifiche, nel corso di Ecomondo (la fiera per la transizione ecologica in corso a Rimini).

La crisi energetica e delle materie prime di questi mesi ha reso evidente come il raggiungimento degli obiettivi ambientali in materia di gestione rifiuti può contribuire in modo significativo al superamento dell’attuale situazione critica, estraendo dal flusso dei rifiuti (circa 30 mln di tonnellate di urbani e 150 di speciali ogni anno) tutta l’energia contenuta e i materiali possibili e limitando al minimo la dispersione in discarica.

Dai rifiuti può e deve arrivare parte della soluzione al problema energia”, ha commentato Chicco Testa – Presidente Assoambiente, “Occorre porre questo settore al centro dell’agenda nazionale per sfruttarne a pieno le potenzialità e limitare la crisi energetica. Per questo serve alleggerire il carico burocratico-amministrativo per le imprese, realizzare gli impianti, completare il quadro degli end of waste e mettere a punto tutti gli strumenti economici di supporto al mercato del riciclo, come previsto dal Programma nazionale di gestione dei rifiuti e dalla strategia nazionale per l’economia circolare”.

Dal riciclo un risparmio di energia elettrica pari ai consumi di 7 milioni di famiglie

Le attività di riciclo di materiali (metalli, carta, vetro, plastica, organico), oltre a limitare l’estrazione di materiali vergini dall’ambiente, consentono oggi forti riduzioni del consumo di energia: i processi industriali che prevedono l’utilizzo di materiali riciclati sono meno energivori di quelli basati su materie prime vergini. L’Italia deve compiere ancora passi importanti per arrivare all’obiettivo europeo del 65% di riciclo dei rifiuti urbani al 2035. Realizzare questo obiettivo potrebbe valere i 2/3% dei consumi energetici nazionali. Oggi grazie al riciclo si genera un risparmio di energia di quasi 24 terawattora, cui, raggiungendo tutti gli obiettivi previsti, si potrebbero aggiungere altri 10 terawattora. Un quantitativo complessivo pari al consumo medio di energia elettrica di circa 7 milioni di famiglie italiane.

Dal trattamento della frazione organica può arrivare l’1,5% del fabbisogno di gas nazionale

In Italia nel 2020 (ultimi dati ISPRA) 43 impianti integrati hanno trattato 3,3 milioni di tonnellate di rifiuti organici, generando biogas, biometano, energia elettrica e termica. Per raggiungere l’obiettivo europeo del 65% di riciclo, l’Italia dovrà raccogliere in forma differenziata circa 7 milioni di tonnellate di frazione organica, arrivando a 10 mln di tonnellate, se si tiene conto anche dei flussi di rifiuti organici non urbani. Se queste 10 milioni di tonnellate fossero interamente avviate a un processo di digestione anaerobica e tutto l’output convertito in biometano, si produrrebbero circa 1,1 miliardi di metri cubi di biometano, l’1,5% del totale del gas consumato in Italia annualmente (75 miliardi di metri cubi).

Dalla valorizzazione energetica dei rifiuti elettricità per il 10% delle famiglie italiane

In Italia nel 2020 i 37 impianti attivi di valorizzazione energetica dei rifiuti hanno trattato 6 milioni 243mila tonnellate di rifiuti, generando 4 milioni 530mila MWhe di energia elettrica e 2 milioni 344 mila MWht di energia termica. A questi dati vanno aggiunti gli impianti di coincenerimento che hanno trattato circa 600 mila tonnellate di rifiuti. In uno scenario ottimale di drastica riduzione del conferimento in discarica, secondo quanto previsto dalla gerarchia europea, l’Italia dovrebbe disporre di un parco termovalorizzatori in grado di trattare 10 milioni di tonnellate di rifiuti (8 mln di urbani e 2 milioni di speciali). Dal trattamento di questi rifiuti, con le attuali tecnologie si potranno ottenere 7 milioni di MWhe, pari ai consumi medi di 2,6 famiglie italiane (circa il 10% del totale dei consumi domestici e il 3,3% dei consumi nazionali totali), oltre a 3 milioni di MWht di energia termica.

 


ECCO ALCUNI ESTRATTI DELLA PRESENTAZIONE DELLO STUDIO DI SSOAMBIENTE:

 

 

 

LE CONCLUSIONI SONO STATE LE SEGUENTI:

 

In conclusione, gli impianti che trattano i rifiuti possono produrre, a seconda della tipologia e della tecnologia adottata, sia energia elettrica che termica nonché biogas che a sua volta può essere trasformato in energia elettrica o termica oppure biometano che può essere immesso nella rete di distribuzione del gas oppure utilizzato come carburante per autotrazione in sostituzione dei combustibili fossili.

In particolare, in considerazione della specificità del nostro Paese in questo settore – che vede la necessità e l’urgenza di rapidi interventi diretti ad evitare il moltiplicarsi di situazioni di emergenza, la messa in campo di politiche nazionali di riduzione dei rifiuti – la massimizzazione del recupero di materia e della valorizzazione energetica dei rifiuti non ulteriormente riciclabili contribuirebbe a:

  • una gestione più virtuosa degli stessi (riduzione del conferimento in discarica);
  • fornire un prezioso contributo alle politiche di efficienza delle risorse e di risparmio energetico;
  • assicurare un contributo alla riduzione dei gas climalteranti;
  • risolvere anche problemi a valenza sociale, considerato che “la gestione dei rifiuti costituisce attività di pubblico interesse” (art. 1 del D.Lgs. n. 152/2006 e smi).

In tale ottica sarebbe necessario, a nostro avviso, riuscire a sviluppare, un contesto prospettico relativo proprio al contributo che potrebbe giungere dalla componente rifiuti (recupero di materiali e valorizzazione energetica), considerato anche l’attuale quadro normativo in materia.

 

 

 

 

 

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