La percentuale di raccolta differenziata non deve più essere l’unico parametro di valutazione

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Assistiamo spesso alla proclamazione di risultati clamorosi nella raccolta differenziata dei rifiuti urbani, al punto che amministrazioni locali, ATO o gestori, si innalzano a campioni in una gara di risultati che confonde le idee più che chiarirle. La realtà è che. La realtà è che l’Italia perde l’11,64% di raccolte per la presenza di frazioni estranee nei rifiuti differenziati.

 

L’Unione Europea, da anni, non mette più in primo piano i dati di raccolta differenziata, ma solo quelli di materiali avviati al riciclo. Gli ultimi dati forniti da EUROSTAT sono del 2020, come sono ancora gli ultimi anche quelli ufficiali dell’Italia, fino a quando ISPRA non presenterà il Rapporto rifiuti 2022.

I dati del 2020 dicono che l’Italia ha raccolto, come media nazionale, il 63,04% di rifiuti in modo differenziato, ma l’Unione Europea ci dice che solo il 51,40% è stato avviato al riciclo. Questo vuol dire che nelle operazioni di selezione e valorizzazione delle raccolte differenziate, ben l’11,64% dei rifiuti viene scartato e non viene riciclato.

 

See image of waste recycling rates in UE countries 2020

 

Il dato è allarmante perché vuol dire che circa il 20% delle raccolte differenziate finisce allo smaltimento finale.

L’Italia, che offre le migliori performance in Europa per quanto riguarda l’avvia al riciclo degli imballaggi (siamo secondi solo al Lussemburgo), crolla al 7° posto per quanto riguarda l’avviato al riciclo. Davanti a noi abbiamo la Germania con il 69,6% di rifiuti avviati al riciclo, l’Austria con il 62,3%, la Slovenia con il 59,3%, l’Olanda con il 56,9%, il Lussemburgo con il 52,8% e il Belgio con il 52,3%. Ma a prescindere da chi abbiamo davanti e da chi è dietro l’Italia, dobbiamo essere consapevoli che circa 3.370.000 tonnellate di raccolte differenziate, ogni anno finiscono nei T.M.B., al recupero energetico o in discarica.

La qualità dei conferimenti degli utenti dipende da molti fattori, primo fra tutti l’informazione. Ovvero quanto gli utenti sono a conoscenza degli errori che possono essere commessi nel conferimento dei rifiuti urbani. Quanti cittadini sanno che il pyrex o i bicchieri in cristallo non devono essere conferiti con il vetro, o quanti sanno che un giocattolo o una sedia di plastica non è un imballaggio e devono essere portati al centro di raccolta se si vuole che vengano riciclati.

La qualità dei conferimenti dipende poi da come è organizzato il servizio di raccolta, dal gestore e da come opera. Infine da quanto le amministrazioni locali sono consapevoli dell’obiettivo e favoriscono le loro politiche verso questi obiettivi.

See image of Circular Economy Action Plan targets

Come si è detto invece l’Italia eccelle nel riciclaggio degli imballaggi, avendo già superato tutti gli obiettivi previsti dall’UE per il 2025 e quasi tutti (manca l’Acciaio) anche quelli al 2030. A questo proposito il Parlamento Europeo e la Commissione stanno da tempo lavorando per un ulteriore ritocco di questi obiettivi.

 

Nel settore del riciclo degli imballaggi quindi siamo secondi solo al Lussemburgo, ma davanti alla Germania e a tutti gli altri paesi dell’Unione europea.

 

See image of rates of UE countris in packaging recycling

 

Il problema quindi è quello di porre l’accento su quanto di quello raccolto in modo differenziato, viene scartato, sulla qualità dei conferimenti e anche sui sistemi di conferimento, perché sappiamo bene dove si hanno i conferimenti migliori e più facilmente controllabili e con quali sistemi di raccolta invece si riscontrano i conferimenti peggiori.

Quando ISPRA, i Comuni, gli ATO e i soggetti gestori dei servizi di raccolta, inizieranno a fornire i dati dei rifiuti avviati al riciclo, come chiede l’Unione Europea, e finiranno di dare solo la percentuale di raccolta differenziata?

Quando questo accadrà, la corsa ai dati migliori, che ogni anno si scatena fra le amministrazioni locali, sarà finalmente basata su dati concreti e reali in merito alle frazioni avviate ad una seconda vita.

Fino a quel momento continuiamo a parlare di dati dietro ad un paravento fuori dalla realtà degli obiettivi che ha posto l’Unione Europea.

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