Analisi merceologiche dei rifiuti urbani in Toscana: qualche sorpresa e alcune conferme

See image of waste rating in Tuscany

.

Lo studio, presentato dal prof. Claudio Lubello, è stato realizzato dal Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell’Università degli studi di Firenze sui risultati delle attività di campionamento svolte dai tutti i soggetti gestori che operano in Toscana.

 

Le indagini merceologiche sono state effettuate nell’arco di due mesi (novembre 2021 e aprile 2022) e hanno analizzato 754 campioni di rifiuti solidi urbani (tratti da raccolte differenziate e indifferenziate, stradali e porta a porta). L’indagine rivela esattamente di quali materiali sono composti i rifiuti urbani della Toscana, diventando uno strumento importante per il futuro della gestione dei RSU, in un momento cruciale per la stesura del nuovo Piano regionale dei rifiuti.

Conoscere cosa c’è dentro i rifiuti urbani è indispensabile per la pianificazione ma anche per la gestione. Sempre più la gestione dei rifiuti, difatti, è vista come valorizzazione di quella miniera di materiali che i rifiuti contengono e che sono sempre più scarsi e costosi. Questa è la base dell’economia circolare, e i risultati delle campagne ci danno indicazioni precise e chiare. Ci sono flussi di rifiuti sempre più consistenti che non vengono ancora intercettati: tessili, pannolini, ma anche parte dei Raee e delle plastiche non imballaggi. Nei rifiuti indifferenziati ci sono ancora risorse materiali preziose, ma soprattutto un alto potere calorifico che può essere sfruttato una volta riciclato il riciclabile. Oggi vanno in discarica rifiuti ancora ricchi, e nelle nostre discariche quindi c’è una miniera ancora da sfruttare”. Con queste parole Nicola Perini, presidente di Confservizi Cispel Toscana, ha commentato i risultati dello studio sulle analisi merceologiche in Toscana.

L’indagine merceologica, oltre a Confservizi Cispel Toscana, ha coinvolto Utilitalia ed è stata patrocinata dalla Regione Toscana.

L’indagine – prosegue Perini – colma una lacuna importante, offrendo dati sulla composizione di tutti i flussi di rifiuti urbani che è la base di ogni possibile policy di settore, a partire dalla pianificazione regionale. Non è un caso che il Programma Nazionale di gestione dei rifiuti indica alle regioni l’obbligo di allegare ai piani regionali un’adeguata ed aggiornata analisi qualitativa. Un’esperienza regionale che oggi è patrimonio di tutti per migliorare la gestione dei rifiuti urbani, e che auspico possa continuare, per garantire un costante monitoraggio dei flussi e dei dati, anche per capire come cambieranno i rifiuti in futuro e per aiutare i gestori a migliorare costantemente il proprio lavoroL’impegno delle aziende per efficientare sempre di più il riciclo, nel solco dell’economia circolare, continuerà con la massima solerzia, ma per completarsi deve essere supportato da un quadro impiantistico chiaro e all’altezza di una regione come la Toscana. Gli impianti necessari devono essere fatti, superando le barriere ideologiche e nel solo interesse della collettività che serviamo”, conclude il Presidente di Confservizi Cispel Toscana.

“Il tema delle qualità richiede un cambiamento culturale e delle abitudini e, soprattutto, un coinvolgimento proattivo delle comunità che animano i territori in cui i gestori lavorano – dice Alessandro Fabbrinivicepresidente di Confservizi Cispel Toscana e presidente di Sei Toscana, – oltre ad accompagnare lo sviluppo delle raccolte verso servizi sempre più efficienti e rispondenti alle esigenze dei contesti territoriali, credo sia necessario lavorare con impegno anche nella comunicazione al cittadino, così da sensibilizzare sull’importanza dei corretti conferimenti in un’ottica di economia circolare e di riduzione degli scarti che risultano dai processi di lavorazione agli impianti”.

 

Commento alle analisi (n.d.r.)

Dalle analisi appaiono alcuni dati interessanti come, ad esempio, l’elevata presenza di “tessili sanitari” (pannolini e pannoloni) che arriva quasi al 6% (media nazionale 4,7%), un dato persino superiore a quello della Liguria che notoriamente ha una popolazione anziana. Un altro dato rilevante è quello della frazione compostabile (Biodegradabile 29,39% – media nazionale 34,7%) che scende sotto il 30%, ma ancora più sorprendente è l’elevata presenza di verde che rappresenta oltre il 30% della frazione biodegradabile (11,97% contro il 16,94% degli scarti alimentari). Sommando la frazione biodegradabile al sottovaglio, composta prevalentemente da organico, si avrebbe il 33,47%, dato comunque inferiore a quello nazionale.

La somma di tutte le plastiche (imballaggi e non imballaggi) rappresenta il 14,85%, superiore al dato nazionale che è del 12,7%), lo stesso vale per il vetro imballaggi (7,15% + 0,21% vetro non imballaggio in Toscana contro una media nazionale dell’8,2%). Le frazioni cellulosiche risultano in calo anche in Toscana con il 17,12% (comunque un dato molto più basso rispetto alla media nazionale che è del 21,8%), con la Frazione Merceologica Similare (carta 7,52%) ormai inferiore agli imballaggi di cartone (9,6%).

Un altro dato “anomalo” rispetto ad altre regioni è quello dei R.A.E.E. che in Toscana si assesta solo allo 0,57% contro una media nazionale dell’1%, ovvero quasi il doppio.


 

Ecco i due grafici che sintetizzano i risultati delle analisi:

Analisi di 1° livello (dati aggregati)

 

 

Analisi di 2° livello (dati disaggregati)

.

Fonte: ISPRA Rapporto Rifiuti 2022

 

 

 

 

 

 

Post collegati:

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*
*