La filiera italiana delle bioplastiche compostabili continua a crescere

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Il 6 luglio a Roma si è riunita per la prima volta l’intera filiera italiana delle bioplastiche compostabili, in occasione dell’evento promosso da Biorepack, Assobioplastiche e CIC. Crescono ancora fatturato e tasso di riciclo, ma il futuro è a rischio se Italia e UE non ne riconoscono il valore strategico.

Volumi, fatturato e occupati dell’industria italiana delle bioplastiche compostabili continuano a salire. Aumentano anche il tasso di riciclo degli imballaggi in bioplastica compostabile, la popolazione coperta e i corrispettivi economici riconosciuti ai Comuni. È questa la fotografia di settore che emerge dal IX Rapporto sulla filiera italiana delle bioplastiche compostabili presentato a Roma durante il convegno organizzato da Assobioplastiche, Consorzio Biorepack e CIC (Consorzio Italiano Compostatori), prima riunione di tutta la filiera italiana delle bioplastiche compostabili.

I numeri della bioplastica in Italia

Il successo del modello italiano, che vede le bioplastiche compostabili legate a doppio filo alla raccolta dell’umido, è tutto nei numeri contenuti nello studio effettuato da Plastic Consult, società indipendente che svolge studi e analisi di mercato nel settore delle materie plastiche:

  • 270 aziende,
  • 1,17 miliardi di euro di fatturato nel 2022 (+10,1% rispetto al 2021)
  • oltre 3.000 addetti impiegati, cresciuti del 135% in poco più di dieci anni.

Numeri altrettanto positivi sul fronte del riciclo:

  • nel 2022, il 60,7% degli imballaggi in bioplastica compostabile immessi sul mercato sono stati correttamente riciclati insieme ai rifiuti organici, superando con 8 anni di anticipo gli obiettivi fissati dalle normative (55% entro il 2030).
  • Di pari passo è cresciuto il numero dei Comuni italiani convenzionati con Biorepack (48% del totale) e, di conseguenza, della popolazione servita (64% del totale).
  • Agli enti locali convenzionati sono stati riconosciuti corrispettivi economici per 9,3 milioni di euro, 1,8 milioni in più rispetto al 2021, a copertura dei costi di raccolta, trasporto e trattamento degli imballaggi in bioplastica compostabile conferiti insieme ai rifiuti domestici.

Attività di trattamento

Non meno rilevanti, i numeri relativi alle attività di trattamento: gli impianti di compostaggio distribuiti nelle diverse regioni italiane hanno trattato 4 milioni di tonnellate di rifiuti organici, grazie a cui si sono ottenuti oltre 2 milioni di tonnellate di compost (il 34% delle quali a marchio CIC), riportando nei terreni agricoli 440.000 tonnellate di carbonio organico e risparmiando 5,4 megatonnellate di CO2 equivalente.

Cosa va migliorato

Nonostante i numeri indubbiamente positivi che accomunano le diverse fasi della filiera e confermano la bontà del modello costruito, le nubi all’orizzonte non mancano: sebbene la legge che ne vieta l’uso sia in vigore da più di 10 anni e nonostante gli impegni profusi dalla filiera e dalle Forze dell’ordine, il tasso dei sacchetti illegali è infatti salito dal 22% del 2021 al 28% del 2022.

E poi un recente fenomeno di elusione delle normative è rappresentato dai manufatti cosiddetti “riutilizzabili”: basta osservare con attenzione gli scaffali di negozi e supermercati per rendersi conto che stanno proliferando piatti, bicchieri e posate realizzati in plastica tradizionale ma venduti con la dicitura “riutilizzabile”. Un escamotage tecnico per aggirare la norma che vieta il monouso e offrire prodotti il cui costo di produzione è ovviamente molto più basso.

L’appello

Da qui l’appello congiunto di Assobioplastiche, Biorepack e CIC: sul fronte del contrasto all’illegalità occorre ripensare e rafforzare il meccanismo dei controlli, che vedono già oggi impegnate le diverse Forze dell’ordine.

Ma accanto a ciò servono interventi capaci di riconoscere il valore strategico dell’intera filiera. Anche perché il quadro è reso più complesso da quanto accade sugli scenari internazionali: dalle direttive europee potenzialmente in grado di azzoppare una filiera di eccellenza alle azioni di grandi Paesi che puntano ad affermarsi nel settore anche attraverso pericolosi meccanismi di dumping.

 

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